ospedali di comunità

Ospedali di comunità: dalla teoria alla pratica

Gli ospedali di comunità sono presidi sanitari di cure intermedie i cui requisiti sono stati disciplinati nel gennaio 2020 in sede di Conferenza Stato Regioni, in coerenza con il Patto per la Salute 2014-2016 (1).

Nel documento emesso vengono definiti i requisiti strutturali, tecnologici, e organizzativi per l’autorizzazione all’esercizio degli ospedali di comunità (ODC) pubblici o privati.

L’ospedale di comunità viene in questa sede definito  “una struttura di ricovero breve che afferisce al livello essenziale di assistenza territoriale, rivolta a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minori o per riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che vengono ricoverati in queste strutture in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale e/o familiare) e necessitano di assistenza /sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio.”

Queste strutture intermedie hanno lo scopo di ridurre ricoveri o accessi impropri ad ospedali e pronto soccorso e di facilitare il momento di transizione dalle strutture ospedaliere al domicilio, consentendo alle famiglie di prepararsi all’accoglienza adeguando opportunamente l’ambiente domestico prima dell’arrivo del paziente dimesso.

Si tratta di strutture in grado di ospitare da 20 a 40 pazienti e ad assistenza prevalentemente infermieristica.

L’ospedale di comunità nel PNNR

Guardando alla configurazione degli interventi per la sanità territoriale del PNRR, l’Ospedale di Comunità è inserito nella Missione 6 Salute obiettivo M6C1 Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.

Gli investimenti previsti sono per un Miliardo di euro (investimento 1.3 Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture).

Anche in questa sede si ribadisce che l’ospedale di comunità è “una struttura sanitaria della rete territoriale a ricovero breve e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata”.

L’obiettivo del PNRR è di realizzare 381 Ospedali di Comunità entro la metà del 2026.

Gli ospedali di comunità in Italia: una situazione eterogenea

Dato il ruolo centrale degli ODC nella missione Salute del PNRR, nel dicembre 2020 il Dipartimento Affari Sociali del Servizio Studi della Camera dei Deputati aveva inviato alla conferenza delle regioni una richiesta di informazioni relativa ai presidi delle cure intermedie, inclusi gli ospedali di comunità(2).

L’Area Assistenza Territoriale della commissione salute ha quindi cercato di mappare tali strutture nel territorio italiano (2,3).

Dalle tabelle disponibili emerge che gli ospedali di comunità in Italia, dichiarati attivi nell’anno 2020 erano n°163 per un totale di N°3.163 posti letto, con una notevole disomogeneità nella loro distribuzione sul territorio dato che molte regioni hanno dichiarato di non avere ospedali di comunità attivi nell’anno 2020.

Va detto però che in alcuni territori regionali i posti dedicati alle cure intermedie e alla post-dimissione ospedaliera sono localizzati in strutture diverse dall’ospedale di comunità, pur di fatto aventi tale funzione.

È questo il caso, ad esempio, del Friuli Venezia Giulia che dedica dei posti letto alle cure intermedie e post-dimissioni in RSA. In questa regione, infatti, le RSA vengono considerate strutture intermedie.

Realtà come queste non figurano nella mappatura, è possibile però esaminarle singolarmente nella relazione tecnica, si rimanda pertanto al documento completo per i casi specifici(2).

Aggiungiamo che, essendo la relazione basata su dati 2020, non sono state conteggiate eventuali strutture attivate o in fase di attivazione nell’anno 2021 e 2022, che con molta probabilità sono state avviate in concomitanza con l’emergenza Covid.

Alcune regioni inoltre avevano già programmato specifici piani per l’assistenza territoriale che hanno iniziato a prendere forma in questi anni, pertanto, come precisa la commissione “la mappatura non può essere utilizzata per valutare il livello di sviluppo dell’assistenza territoriale nelle Regioni/PA”.

Gli ospedali di comunità: per un modello organizzativo

L’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) ha elaborato una proposta di modello organizzativo per gli Ospedali di Comunità (O.d.C.)(4), basata sull’esperienza dell’ospedale di Tregnago (Verona), come contributo al dibattito sull’organizzazione dei servizi sanitari.

La volontà era quella di elaborare un modello e delle indicazioni organizzative ed operative che fossero tratte da dati e attività concrete basate sullo studio di una best practice, offrendo cioè “un testo realistico, attuabile e attuato”.

Il documento affronta in maniera completa gli aspetti organizzativi e gestionali di un ospedale di comunità, partendo dall’inquadramento normativo e descrivendo poi ruoli e responsabilità, organizzazione effettiva del servizio, delimitazione del profilo clinico del paziente, patologie trattabili e criteri di accoglibilità, gestione della degenza e delle emergenze, gestione delle risorse umane.

Il modello propone anche un modello di costi standard di gestione di un ospedale di comunità, in calce a questo articolo trovate i riferimenti al documento(4).

L’ospedale di comunità e il digitale

Nel modello proposto da AIP, anche in linea con le tendenze attuali in merito all’utilizzo degli strumenti digitali in sanità, è previsto che la cartella elettronica sia informatizzata.

Anche per l’ospedale di comunità valgono infatti gli ormai noti vantaggi della digitalizzazione, non solo attraverso l’implementazione del dossier, ma anche per quanto riguarda gli aspetti amministrativi e gestionali.

L’utilizzo di supporti digitali come la cartella su tablet, permette di evitare errori di trascrizione, copiatura ed interpretazione dei dati, pensiamo ad esempio alla prescrizione della terapia farmacologica.

Le attività di compilazione inoltre vengono tracciate e i dati inseriti dai sanitari sono conservati e protetti, in un’ottica di tracciabilità e compliance al GDPR.

L’utilizzo di una piattaforma digitale per la cartella elettronica inoltre permette di gestire agevolmente il piano assistenziale, fornendo un workspace digitale a disposizione dell’équipe per condividere informazioni e consultarle.

Concludendo

L’ospedale di comunità si colloca come un nodo cruciale nella rete di assistenza sanitaria, essendo una struttura intermedia e di transizione del paziente da altre istituzioni di cura al domicilio, esso è per sua stessa natura un’organizzazione interconnessa al territorio, abbracciando l’ottica “OneHealth”.

Questa prospettiva dovrebbe pertanto essere tenuta presente anche nella progettazione e nella implementazione degli strumenti digitali per la sua gestione e operatività.


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Bibliografia e fonti:

  • (1)Intesa, ai sensi dell’articolo 5, comma 17, del Patto per la salute 2014-2016 di cui all’Intesa del 10 luglio 2014 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sui requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi dell’Ospedale di Comunità
  • (2)“Case della salute ed Ospedali di comunità: i presidi delle cure intermedie. Mappatura sul territorio e normativa nazionale e regionale” a cura del Servizio Studi Affari Sociali della Camera dei Deputati e allegato
  • (3)“Relazione sullo sviluppo delle case della salute e degli ospedali di comunità nelle regioni italiane anno 2020” Commissione Salute – Segreteria Tecnica Area Assistenza Territoriale.
  • (4)“Gli ospedali di Comunità – Proposta di modello organizzativo”, Anno XVII Numero 1, supplemento 1, Rivista dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria.