Strumenti per la valutazione della qualità della vita degli anziani residenti: la scala S.Omobono

La qualità della vita nelle strutture per anziani 

La qualità della vita delle persone anziane residenti nelle strutture di cura è stata a lungo considerata in rapporto allo stato di salute. Il superamento di questa visione parziale è strettamente collegato all’evoluzione dell’assistenza residenze sanitarie per anziani. 

Da un approccio puramente assistenziale e sanitario, si è passati a un modello di assistenza biopsico-sociale, che allargasse la valutazione agli aspetti sociali e psicologici del paziente. 

È stato l’approccio Person Centred Care (Kitwood, 1997) a rappresentare un punto di svolta nella presa in carico degli anziani fragili. Questo modello prende in considerazione la persona nella sua complessità: affianca la dimensione sociale ed emotiva a quella sanitaria.  

Nel tempo, diversi gli studi hanno approfondito quali fossero gli aspetti importanti nel determinare un alto livello di qualità di vita per gli anziani residenti: spiritualità (Fry, 2000),  autonomia nella scelta di vivere in un’istituzione (Wilkison et al., 2012), aspetti ambientali e inclusione in attività stimolanti (Marventano et al., 2014), atteggiamento degli operatori (Woods et al., 2014) 1.   

La messa a punto della Scala S. Omobono 

In ambito italiano, la tematica è stata approfondita dalla Fondazione Istituto Vismara de Petri di S. Bassano (CR), che ha promosso uno studio sui costrutti di Qualità di Vita degli ospiti delle strutture.  

Partendo dal presupposto che ognuno deve essere libero di decidere gli elementi che influiscono nel costruire la propria qualità di vita e volendo indagare le implicazioni e le prospettive della valutazione della qualità di vita per la pianificazione individualizzata e di contesto, la Fondazione ha promosso uno studio sui costrutti di Qualità di Vita. 

L’indagine2, che ha coinvolto 11 strutture della provincia di Cremona, è stata somministrata a più di 1.500 ospiti, di cui circa 500 tramite intervista diretta e a proxy. Ne è risultata la messa a punto di uno strumento di valutazione della QdV che può: 

  • essere somministrato a tutti gli ospiti, con modalità differenti a seconda delle condizioni cognitive e di salute dell’intervistato 
  • offrire indicatori concreti, sensibili e appropriati, in relazione a ospiti e contesto 
  • restituire elementi utili per la progettazione assistenziale sia a livello individuale che di reparto o struttura 
  • essere applicato alla pratica quotidiana, essendo di facile utilizzo e caratterizzato da un linguaggio comprensibile 

Come è strutturata la Scala S. Omobono 

La Scala Sant’Omobono consiste in un’indagine quantitativa strutturata, suddivisa in differenti dimensioni che rispecchiano il modello degli otto domini di Qualità della Vita di Shalock-Verdugo.   

Per poter indagare tutta la popolazione residente nelle strutture, l’intervista è pensata per essere somministrata anche a soggetti proxy, che conoscono la storia passata e presente dell’ospite, o che se ne prendono cura da un certo periodo. Gli esiti ottenuti indirettamente vengono valutati con un’attribuzione di punteggio differente rispetto alla somministrazione diretta. 

 I risultati della somministrazione sono poi organizzati in un diagramma a radar, in modo da avere una chiara e concreta visualizzazione dei punteggi ottenuti. 

L’importanza della valutazione di qualità della vita 

La Scala Sant’Omobono è uno strumento operativo per intervenire sui setting assistenziali, organizzativi e strutturali. Rappresenta un riferimento imprescindibile per la stesura dei Piani Assistenziali Individualizzati (PAI) e dei Progetti Individuali (PI)

Misurare la Qualità della Vita aggiunge una nuova dimensione di valutazione della salute e della corretta presa in carico, con molteplici vantaggi per la struttura che può: 

  • considerare desideri, aspettative e preferenze dell’ospite  
  • definire obiettivi assistenziali 
  • programmare razionalmente gli interventi individualizzati in modo da assicurare benessere ai residenti 
  • aumentare la consapevolezza nella progettazione dei percorsi assistenziali 
  • identificare punti di forza e di debolezza dell’organizzazione 
  • conciliare il miglioramento della Qualità di Vita con l’ottimizzazione delle risorse 
  • aumentare il benessere e la motivazione dei caregiver in quanto viene dato riscontro del beneficio che porta il loro operare 

Per una struttura, avere a disposizione la Scala S. Omobono all’interno del software per la presa in carico dell’utente e l’organizzazione del lavoro dei professionisti, significa valorizzare quelli che sono desideri, aspettative e preferenze della persona, agevolando una presa in carico orientata al paziente. Sono correlati inoltre altri importanti vantaggi, quali la possibilità di: 

  • raccogliere i dati in modo facilitato e veloce 
  • avere rapidamente una visione degli esiti 
  • disporre di un indicatore di efficacia in relazione alle attività svolte 
  • quantificare gli obiettivi nel PAI 
  • analizzare i trend confrontando più somministrazioni  

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Bibliografia e fonti

[1] A. Viggiani, Qualità di vita e benessere nelle strutture per anziani, link

[2] G. Perati, M. T. Maffini, F. Arrigoni, M. G.Ventura, A. Bertoli, L. Croce, I. Perati Qualità della vita e qualità delle cure per persone anziane in ambito residenziale: la scala Sant’Omobono di – su I Luoghi della Cura, rivista online, 4/2020