L’integrazione digitale come esperienza

Affrontare un percorso di digitalizzazione è un processo che può sembrare difficile e con molti ostacoli, da dove partire? Come sappiamo la digitalizzazione non coincide con l’acquisto di infrastrutture e l’implementazione degli strumenti informatici: questo è solo il punto di partenza. Cambiamo allora il punto di vista e ripartiamo dall’organizzazione che cura, nella sua globalità. 

Le tecnologie nella cultura organizzativa

Edgar Schein, professore di Management presso la Sloan School of Management del Massachussets, è considerato il padre della “cultura organizzativa” e ne dà questa definizione1: “un sistema di valori, convinzioni, principi, idee, modi di pensare, opinioni e conoscenze impliciti, assunti e condivisi (dai membri di un’organizzazione) che determinano il modo in cui il gruppo percepisce, valuta e affronta l’ambiente”.

Fanno parte della cultura organizzativa: 
Artefatti: ambiente fisico, arredamento, in questa categoria tradizionalmente sono poste anche le tecnologie
Valori espliciti: sono i principi che orientano il comportamento dei membri dell’organizzazione, obiettivi, ispirazioni ed ideologie. 
Assunti di base: rappresentano ciò che per il gruppo è una verità assodata, ed influenzano percezioni, pensieri e sentimenti dei membri del gruppo. 

Oltre il software: la vita quotidiana

Se nella letteratura le tecnologie vengono storicamente identificate con gli artefatti, ovvero gli oggetti fisici, nell’era degli strumenti digitali, del mobile e del IoT, dobbiamo andare oltre questa visione.

Oggi, nelle organizzazioni che implementano sistemi informatici per la gestione dei dati, le tecnologie digitali rappresentano molto di più che un insieme di “oggetti” hardware e software.  

Pensiamo ad esempio, in ambito sociosanitario, all’integrazione della cartella elettronica per la gestione dei processi: dalle consegne alla pianificazione di attività di reparto, individuali e di gruppo, alla redazione di diari dei vari professionisti, il PAI, la compilazione delle schede di valutazione, e l’elenco potrebbe continuare.

Tutti questi processi che vengono gestiti tramite il software sono veri e propri componenti dell’attività di cura che si svolge all’interno dell’organizzazione nella sua globalità.  

La digitalizzazione come percorso globale

Non dimentichiamo poi che il paziente è collocato in un contesto più ampio dove tutta l’organizzazione contribuisce e ruota attorno al suo benessere.

Pensiamo a tutti i dispositivi e ai presidi impiegati nella sua cura, all’ambiente, ai processi e alle persone che contribuiscono direttamente e indirettamente alla gestione dell’ospite e della struttura che lo ospita: come i processi legati all’amministrazione, agli approvvigionamenti di materiali, farmaci, alla preparazione dei pasti, ai trasporti e all’energia, alle manutenzioni. 

Ecco perché digitalizzare i processi organizzativi deve essere inteso come un percorso globale che parta da una visione olistica, secondo un approccio che potremo definire “one-digital”. 

In questo senso anche la scelta della suite software che accompagni la transizione dell’organizzazione al digitale dovrà essere in grado di accogliere e di gestire i dati provenienti da tutti i processi organizzativi di oggi e di domani.

Una visione olistica va infatti al di là del presente e dovrà guardare al futuro, immaginando futuri sviluppi e integrazioni per una nuova organizzazione possibile. 

Partire dall’esperienza per valorizzare il lavoro di cura


Quando parliamo di “integrazione” degli strumenti informatici e delle risorse coinvolte è allora fondamentale pensare in maniera globale a tutti i processi implicati.

Le organizzazioni che si accingono ad implementare per la prima volta un sistema informatico dovrebbero partire dunque dall’analisi dei processi nel loro complesso. È all’interno dell’esperienza quotidiana di professionisti sanitari, operatori, e altre risorse che si collocano valori, prassi e azioni, che prendono vita attraverso l’attività lavorativa.

Ed è proprio l’esperienza che va anche valorizzata, accogliendo e applicando anche le best practice. Guardare alla digitalizzazione richiede dunque una visione olistica ponendo l’accento sull’”esperienza” quotidiana.

Il termine “Esperienza” deriva dal latino experientia (m) – da experiens, participio presente del verbo experiri, che significa provare, sperimentare2. Termine che ci riporta alla necessità di ripensare la digitalizzazione non solo come esperienza incentrata sul paziente, ma su tutta l’organizzazione che cura, esprimendo al meglio il paradigma “One Health Digital”.

Anche gli strumenti digitali scelti dovranno quindi fornire suite software integrate e interoperabili, con una capacità di estendere la copertura dei processi tenendo conto delle future evoluzioni del settore. 


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